L’odore dei cavi, il rumore dei microfoni che si accendono, la luce del proiettore che taglia il buio.
Nel laboratorio di PerformArti tutto comincia da qui: da un gesto piccolo, da un suono, da una curiosità che diventa esperimento.
C’è chi arriva con una macchina fotografica e la tiene in mano come se fosse la prima volta.
Chi appoggia un quaderno sul tavolo e inizia a scrivere in silenzio.
Chi monta un microfono e ascolta il rumore dell’aria come fosse musica.
Ogni ragazzo porta con sé una storia, un modo di stare al mondo, e in quelle ore condivise tutto si mescola, si contamina, prende forma.
I laboratori di PerformArti sono spazi aperti, senza confini rigidi tra discipline.
Qui si può fotografare un suono o scrivere un’immagine.
L’importante è imparare a guardare con attenzione, a usare gli strumenti come estensioni della sensibilità.
Non si tratta solo di “fare arte”, ma di imparare un mestiere: capire la luce, il ritmo, la parola, la responsabilità che c’è dietro a ogni scelta creativa.
Gli esperti che guidano i percorsi non insegnano dall’alto, ma camminano accanto.
Ascoltano, provocano, a volte spiazzano.
E nei momenti di silenzio,quelli in cui tutto sembra fermarsi. succede il vero apprendimento: qualcuno trova il coraggio di mostrare un lavoro, qualcun altro scopre che la sua voce, nel microfono, non è poi così diversa da quella che sente dentro.
A fine giornata, sulle pareti restano appesi appunti, fotografie, frammenti di testo.
Tracce di un processo che vale più del risultato.
Perché è proprio lì, tra un errore e un’intuizione, che la creatività incontra il mestiere.
Ed è lì che PerformArti diventa ciò che è: un luogo dove l’arte non si insegna, si impara insieme.